La Xylella Fastidiosa è una delle malattie più note della pianta d’olivo, una vera e propria piaga che ha colpito l’Italia a partire dai primi decenni del duemila. Un’analisi genomica suggerisce che questo patogeno sia giunto nel meridione tramite una pianta di caffè proveniente dalla Costa Rica.
Da quel momento la sua diffusione è stata rapida e drammatica, sia per l’ambiente, sia per chi dalla terra ne trae sostentamento: braccianti, olivicoltori, frantoiani, tecnici agrari e altre numerose categorie professionali.
Nel 2023 si è stimato che, nella regione Puglia, la Xylella abbia contagiato circa 21 milioni di piante, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio infettato, ben il 40% dell’intera regione. Per non parlare del danno economico che si aggira intorno ai 1,6 miliardi di euro.
Per comprendere la complessità di questa situazione è bene spiegare esattamente cos’è la Xylella e come agisce. La Xylella è un batterio fitopatogeno che causa gravi malattie sia nell’olivo che in diverse specie vegetali e agisce colonizzando i vasi xilematici delle piante, impedendo il normale flusso di acqua e nutrienti. Il batterio si trasmette attraverso insetti vettori, i quali si nutrono succhiando dai vasi linfatici delle piante; nutrendosi da una pianta infetta trasmettono il batterio a una pianta sana.
I sintomi classici sono: appassimento delle foglie, disidratazione, bruschezza dei rami, decadimento del fogliame, rigonfiamento dei germogli e sintomi vascolari come striature scure sul fusto. Il tutto si conclude con la morte della pianta stessa.
La lotta contro la Xylella richiede un approccio integrato che combina interventi specifici per la difesa e la nutrizione delle piante, buone pratiche agronomiche e la conservazione dell’ambiente naturale. Queste misure mirano a creare condizioni sfavorevoli alla diffusione del batterio, migliorando al contempo la salute generale degli oliveti.
Fra i rimedi più comuni vi sono:
- Pianificazione agronomica: Pratiche agricole che migliorano la resistenza delle piante, come la scelta di varietà resistenti o tolleranti.
- Controllo degli insetti vettori: La Xylella è trasmessa da insetti come cicadellidi e cicaline. Usare insetticidi mirati può ridurre la diffusione.
- Monitoraggio e quarantena: Isolare le piante infette e monitorare regolarmente per prevenire la diffusione.
- Controllo biologico: Introduzione di agenti di controllo biologico specifici che combattono gli insetti vettori senza danneggiare l’ambiente circostante.
- Trattamenti chimici: Utilizzo di antibiotici e altri trattamenti chimici per ridurre la carica batterica nelle piante.
- Cura delle piante: Mantenere le piante in condizioni ottimali di salute, inclusa l’irrigazione e la fertilizzazione corrette, per migliorare la resistenza alle infezioni.
- Ricerca scientifica: Sviluppo di nuove varietà resistenti e metodi di controllo più efficaci attraverso la ricerca scientifica continua.
Proprio grazie alla ricerca scientifica, il 28 giugno 2023, è stato presentato “Argirium-SUNc”, un innovativo nanomateriale sviluppato presso l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Questo materiale è stato progettato per combattere efficacemente diversi patogeni batterici e fungini, inclusa la Xylella. È stato caratterizzato come stabile, in soluzione acquosa, dimostrando proprietà battericide, batteriostatiche e fungicide uniche.
Secondo il dott. Luca Scotti, coordinatore della ricerca, il “Argirium-SUNc” rappresenta una promettente soluzione per il trattamento della Xylella, offrendo un’efficace risposta a una delle principali preoccupazioni dei coltivatori.
In un comunicato stampa dell’11 luglio 2024, Giandonato La Salandra, deputato e componente della Commissione Agricoltura alla Camera, ha annunciato con soddisfazione l’approvazione del Ddl Agricoltura. Un decreto che stanzia 30 milioni di euro per affrontare la Xylella. Questi fondi serviranno a sostenere le imprese agricole colpite, reimpiantare e convertire le colture.
La Xylella Fastidiosa continua a rappresentare una sfida significativa per l’agricoltura pugliese, i recenti sviluppi scientifici, come il nanomateriale, “Argirium-SUNc”, offrono speranza per un futuro più resiliente. L’avanzata ricerca scientifica e il continuo impegno da parte delle istituzioni sono le vere armi con cui sconfiggere questa aggressiva malattia.