La campagna olearia 2024 e 2025 è un momento importantissimo per il settore olivicolo in un contesto caratterizzato da sfide climatiche e da una crescente competizione internazionale.
Come si poteva facilmente intuire, le condizioni climatiche avverse registrate durante l’estate, hanno avuto un impatto molto negativo sulle previsioni di produzione di olio in Italia, alimentando preoccupazioni tra gli operatori del settore.
In particolare l’Italia si ritrova ad essere una Penisola spaccata in due, con il centro nord che non ha avuto enormi problemi di mancanza di acqua mentre il sud ha subito gli effetti devastanti della siccità.
Le stime della produzione olearia in Italia
Le stime di Ismea per il 2024 e 2025 ci raccontano di un calo della produzione di olio di oliva (- 32%) con una stima che si attesta tra le 215.000 e le 235.000 tonnellate di olio rispetto alla campagna 2023-2024, che aveva registrato circa 320.000 tonnellate, ponendo l’Italia al quinto posto nel ranking mondiale.
A pesare sulla campagna olearia è stato soprattutto il dato della Puglia, la principale regione produttrice di olio d’oliva in Italia, dove si stima un raccolto praticamente dimezzato rispetto allo scorso anno. In Puglia sono presenti ben 746 frantoi attivi (17,2 % sul totale) e la superficie in produzione di olive da olio è di 330.700 ettari, pari al 31,6 % del totale in Italia.
Questo crollo della produzione è principalmente dovuto alla siccità e alle ondate di calore che hanno colpito moltissimo le regioni meridionali durante la stagione estiva, in particolare Puglia, Calabria e Sicilia.
Le perdite di produzione in Calabria e Sicilia sembrano essere relativamente più contenute rispetto a quelle riscontrate in Puglia, che sta affrontando sfide enormi per la sua economia agricola.
Una netta spaccatura tra Nord e Sud
A colpire è soprattutto la netta disparità nella produzione di olio di oliva tra il nord e il sud del Paese.
Al nord si attesta un incremento rispettivamente del 74,3 % e del 70,2 % contro quello del sud dove diversamente si delinea un calo generalizzato di oltre il 40 %. Questa spaccatura non solo evidenzia le differenze climatiche, ma mette anche in luce le disparità nelle infrastrutture e nelle pratiche agricole tra le due aree. Mentre le regioni settentrionali hanno investito in tecnologie avanzate e pratiche agricole sostenibili, le regioni meridionali lottano con problemi legati alla scarsità d’acqua e alla gestione delle risorse naturali. Questo divario potrebbe avere ripercussioni significative non solo per i produttori, ma anche per l’economia nazionale, poiché il settore olivicolo è fondamentale per il made in Italy e per l’export.
La Produzione Globale in Aumento
Nonostante il calo della produzione avvenuto in Italia, a livello globale si registra un aumento significativo, con un incremento medio del 23 % della produzione di olio di oliva.
A trainare è soprattutto la Spagna, che ha beneficiato di condizioni climatiche più favorevoli rispetto a quelle italiane, riuscendo così a recuperare terreno rispetto al passato.
Anche altri paesi produttori come la Tunisia e la Grecia stanno vedendo ad oggi un grande incremento nella produzione di olio, arricchendo così il panorama internazionale in continua trasformazione.
L’Italia si trova dunque a dover affrontare un panorama globale in rapida evoluzione e la necessità di differenziare l’olio d’oliva italiano attraverso qualità e sostenibilità è ad oggi fondamentale per poter mantenere la propria competitività. Solo attraverso un impegno costante verso l’innovazione e la sostenibilità, infatti, il settore olivicolo italiano potrà continuare ad emergere e distinguersi nel mercato internazionale.